Polidoro Massimo - 2012 - Titanic by Polidoro Massimo

Polidoro Massimo - 2012 - Titanic by Polidoro Massimo

autore:Polidoro Massimo [Polidoro Massimo]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788858506530
editore: Piemme
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


6

SI SALVI CHI PUÒ!

Non appena avvertì uno stridore improvviso e sordo correre lungo la nave, il secondo ufficiale Lightoller saltò giù dalla cuccetta e uscì in pigiama, nel gelo della notte, per controllare il ponte. Giù dalla murata di sinistra non vide niente di anomalo; corse allora a dritta, ma nemmeno da quel lato notò nulla fuori dall’ordinario. Ripiegò allora rapidamente verso la cabina. A parte il freddo, sapeva che, se ci fosse stato bisogno di lui, sarebbe stato meglio farsi trovare dove si supponeva che fosse. Non dovette aspettare molto. Qualche minuto dopo comparve sulla porta il quarto ufficiale Boxhall.

«Abbiamo speronato un iceberg.»

«Lo sapevo che dovevamo avere urtato contro qualcosa.»

«L’acqua arriva già al ponte F nel locale posta» e senza dire altro Boxhall se ne andò di corsa.

Non serviva aggiungere nulla. Mentre la Marina militare funzionava sulla base di ordini ben precisi e nessun marinaio si azzardava a prendere iniziative di testa propria, per la Marina mercantile era diverso. Qui ognuno doveva pensare per sé e affrontare le emergenze di petto.

Lightoller si infilò veloce un maglione e si recò di corsa sul ponte lance. Il frastuono del vapore che usciva dalle otto valvole rendeva impossibile farsi sentire, ma con gli altri uomini dell’equipaggio, che si andavano via via raccogliendo lì sul ponte dopo il fischio del nostromo, bastava un’occhiata o un colpetto sulla spalla per capirsi.

Erano passati solo venticinque minuti dall’impatto con l’iceberg e l’ordine del capitano Smith, giunto attraverso il comandante in seconda Wilde, fu quello di togliere le cappe alle lance di salvataggio e preparare le scialuppe. La prima squadra strappò via i cagnari, mise in forza i cavi di sollevamento e li abbassò sul ponte. Ma le cose procedevano a rilento. Non c’era stata l’esercitazione prevista quella domenica e gli uomini non sapevano bene come muoversi. Lightoller fece un giro per verificare che ci fossero marinai a ciascuno degli argani che manovravano la discesa delle varie imbarcazioni. Quindi domandò a Wilde se poteva dare l’ordine di calare le scialuppe.

«Un momento» lo fermò il comandante in seconda. Prima voleva correre a informarsi dal capitano Smith. Wilde sarebbe stato bene tra i militari, pensò Lightoller, indispettito da quell’inutile perdita di tempo. Non faceva mai niente senza prima aver chiesto il parere del comandante. Forse era per questo che Smith lo aveva voluto con sé? Quei pochi minuti di attesa sembrarono eterni. Finalmente, il comandante in seconda tornò con il via libera. Si poteva iniziare a preparare le imbarcazioni per calarle in mare, e mai disposizione sembrò a Lightoller più sensata.

«Che seccatura! Ma possibile che non se ne possa fare a meno?» si lamentava Benjamin Guggenheim nella sua lussuosa cabina, la 84 sul ponte B. Il cameriere Henry Samuel Etches si prodigava per allacciare il giubbotto salvagente al re delle miniere e delle fonderie, ma questi non ne voleva proprio sapere.

«Signore, è davvero necessario» disse l’inserviente con invidiabile pazienza. Da anni aveva a che fare con i milionari e sapeva bene come trattare con i clienti più difficili e fastidiosi.



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